venerdì 15 novembre 2013

PISA BOOK FESTIVAL 2013









PETER DREHMANNS
L’Accompagnatore

Il 16 novembre al Pisa Book Festival si è tenuta la presentazione del romanzo L'accompagnatore (Odoya), con Carlo BordoniRiccardo Michelucci, giornalista e scrittore, Aart Heering dell'Ambasciata olandese e l'autore Peter Drehmanns.
  


In viaggio con Drehmanns, ma l'accompagnatore torna sempre solo
 Fin dalle prime pagine i personaggi del romanzo di Peter Drehmanns ci appaiono reali e familiari, prevedibili nei loro atteg­giamenti e nelle affabulazioni come se ci fossero ben conosciuti, così vivi benché diretti verso la morte.

Eppure in questo romanzo non c’è la paura. È per questo che diverte persino: ci sono lunghe pagine in cui si è portati a sorridere e a dimenticare per quale motivo si trovino su quella Volvo V70. 

Manca la paura della morte, la regina di tutte le paure, che minaccia l’annientamento di ogni legame sociale e culturale. Ma per i tre viaggiatori di Leo Zonderland, non c’è alcun legame da recidere. Nessun rapporto sociale, nessuno che si aspetti qualcosa da loro, nessuno da amare o da cui essere riamati. Per questo la morte non fa paura. Per questo non hanno paura. La loro unica preoccupazione è quella di non soffrire. E a questo prov­vede il collaudato protocollo della Sententia.

Sono essi i degni rappresentanti di un mondo globalizzato, dove i rap­porti umani sono frantumati, distorti, mediatizzati da una tecnologia inva­dente che offre la falsa illusione di amicizie, confidenze e infinite opportu­nità di stringere nuove relazioni. La “solitudine del cittadino globale” lascia i più fragili spaesati, privi di certezze e di speranze.

Per questo il romanzo di Drehmanns è di un’attualità sconcertante e si può prefigurare come la distopia di un futuro imminente, dove la di­struzione di sé non sia una temibile evenienza, ma un’uscita di sicurezza. 


© Carlo Bordoni